Un convegno al Forum PA 2018 ha acceso i riflettori sul tema dei limiti delle emissioni. La disinformazione dilagante rischia di innescare un nuovo “caso antenne” rallentando bruscamente la roadmap nazionale. Mai come ora serve un tavolo di lavoro condiviso fra tutti gli attori in campo
C’è un ostacolo sottovalutato sul cammino del 5G italiano. Le sperimentazioni stanno procedendo, nelle cinque città “test” individuate dal Mise (Milano, Bari, Matera, L’Aquila e Prato).
Sulla questione si sono accesi i riflettori in occasione del convegno “Connettività: le amministrazioni e i territori verso la sfida del 5G”, andato in scena durante la seconda giornata del Forum PA 2018. I rappresentanti delle istituzioni e delle telco oltre a fare il punto sullo stato dell’arte delle sperimentazioni e sulla roadmap degli investimenti hanno segnalato la necessità di rivedere le norme e riadeguare i limiti agli standard europei per evitare che scoppi un caso “antenne 5g”. E peraltro la disinformazione sul tema potrebbe creare un effetto boomerang non da poco.
“Sul tema dei limiti elettromagnetici è stata avviata una discussone fra i vari soggetti durante la precedente legislatura. Ora va ripresa in tempi rapidi e portata a terra – ha detto Alessio Beltrame della Fondazione Bordoni. – Dare continuità alle azioni intraprese sarà decisivo se si vorrà traghettare la roadmap 5G. E in questo caso non possiamo nemmeno chiedere aiuto all’Europa, visto che gli standard europei in termini di emissioni sono molto meno stringenti rispetto a quelli italiani. Con i limiti che abbiamo noi si correrà con una zavorra a carico che renderà tutto più faticoso”. E Beltrame ha invitato a non sottovalutare anche tutti gli aspetti “burocratici” che riguardano l’ottenimento di autorizzazioni e permessi per l’installazione delle nuove antenne. “Qui l’Europa può fare la sua parte alla stregua di quanto fatto con la direttiva 61 per agevolare la posa della fibra ottica”, ha auspicato Beltrame.
La questione è complessa e non a caso gli attori in campo, incluse le pubbliche amministrazioni, sono dell’idea che vada affrontata in maniera condivisa fra le parti, facendo leva proprio su quel modello di “ecosistema” che sta consentendo la gestione delle sperimentazioni grazie ai “tavoli” che vedono in campo tutta la filiera del 5G.
…
“Bisogna fare molta attenzione a non ricadere in logiche che guardano al passato, ma bisogna tenere in grande considerazione la preoccupazione di alcuni cittadini in merito agli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici – ha puntualizzato Michelangelo Suigo, Head of Governmental & Institutional Affairs di Vodafone Italia -. Per fortuna ci sono studi scientifici a livello internazionale, a partire da quelli dell’Oms secondo cui allo stato attuale non si riscontra alcun nesso fra le emissioni delle stazioni radiobase e alcune patologie su cui si è alzato l’allarme. La raccomandazione all’uso degli auricolari e al vivavoce, in particolare per alcune categorie, a partire dai bambini, è una corretta tutela. Ed è giusto che gli organismi scientifici continuino a indagare per darci delle risposte. Ma questo non implica che l’Italia si preoccupi più del dovuto e più di tutti gli altri Paesi”.
Questo articolo è stato pubblicato su CorCom ed è consultabile cliccando qui.